Allo studio del Governo un piano per trasformare i datori di lavoro domestico in sostituti di imposta. Un progetto che spaventa le famiglie, ma che è pensato per combattere il lavoro domestico sommerso.
In pratica colf e badanti non dovrebbero più pagare l’Irpef con la dichiarazione dei redditi, ma l’elaborazione di una busta paga comprensiva anche del calcolo delle imposte dovute, e il versamento mensile del modello F24, sarebbe a carico del datore di lavoro -con tutto l’aggravio di spese che comporterebbe.
Tale operazione infatti non è proprio semplicissima, considerando che per calcolare i contributi da trattenere bisognerebbe capire prima che aliquota applicare (fino a 15mila euro è il 23%, poi il 27%), aggiungere poi le detrazioni da lavoro (se determinato o indeterminato), i familiari a carico, e poi le addizionali regionali e comunali in base alla Regione e al Comune di appartenenza.
Un piano che secondo Assindatcolf, associazione di categoria dei datori di lavoro domestico, si tradurrebbe in una maggiore spesa per i cittadini. Secondo l’associazione, infatti, già ora le famiglie “in mancanza di adeguate leve fiscali e di un welfare efficiente, sono costrette a farsi carico di tutto il peso dell’assistenza”.
Di contro, i dati del governo parlano chiaro: ben il 33% del lavoro domestico è in nero. Un fenomeno che costa alle casse statali ogni anno una cifra sostanziosa e che ha già fatto aumentare i controlli in passato. Numerose, infatti, le assunzioni irregolari e le persone che sottodichiarano i propri redditi.